Professionisti altamente qualificati, dopo esperienze formative e professionali all’estero, stanno sempre più scegliendo di rientrare in Italia. Questo articolo si propone di esplorare il contesto italiano attraverso un’analisi statistica approfondita, affrontando le complesse dinamiche che accompagnano il ritorno di talenti emigrati.
In un momento cruciale per la pianificazione strategica del paese, l’analisi delle statistiche legate a questo fenomeno si rivela essenziale per comprendere come massimizzare i benefici e affrontare le sfide di questa tendenza in evoluzione.
In questo articolo troverai:
Grazie ai dati raccolti nel 2023 abbiamo elaborato una stima sui redditi medi di coloro che rimpatriano in Italia, paragonandoli alle medie italiane.
Lavoratore Dipendente: Il reddito medio delle persone rientrate come lavoratori dipendenti è significativamente più alto rispetto alla media italiana, con una differenza di 3,6 volte.
Ciò indica che coloro che rientrano in Italia come lavoratori dipendenti hanno generalmente redditi superiori alla media nazionale. Questa elevata differenza potrebbe riflettere l’alta specializzazione e competenza dei professionisti che scelgono di fare ritorno, portando con sé skill e conoscenze che sono particolarmente richieste sul mercato del lavoro italiano.
Lavoratore Autonomo P.IVA: Anche i lavoratori autonomi con Partita IVA che rientrano in Italia presentano un reddito medio molto superiore rispetto alla media italiana, con una differenza di 5,2 volte.
Questo dato potrebbe indicare che anche i lavoratori autonomi rientranti sono spesso professionisti altamente specializzati con competenze uniche e richieste sul mercato.
La loro capacità di contribuire al panorama imprenditoriale italiano potrebbe essere un elemento di rilievo, suggerendo che il fenomeno del rientro dei cervelli in Italia contribuisce in modo significativo alla crescita economica e all’innovazione nel paese.
Fonti: dati interni + INPS
I dati che riportiamo qui sotto, raccolti tramite un’elaborazione delle nostre fonti di dati interne, indicano la suddivisione della tipologia di reddito di coloro che scelgono di rientrare in Italia accedendo alle agevolazioni per impatriati.
Ecco una descrizione della distribuzione:
In sintesi, la stragrande maggioranza sembra provenire da contesti di lavoro dipendente, mentre una percentuale significativa rappresenta lavoratori autonomi con partita IVA regolare ordinaria. Questa suddivisione riflette la diversità delle fonti di reddito tra coloro che decidono di rientrare in Italia con il supporto delle agevolazioni per impatriati.
Ricordiamo che come da Interpello alla Agenzia delle Entrate, le agevolazioni per impatriati e la partita IVA forfettaria sono incompatibili, per approfondimenti visitare l’articolo relativo alle agevolazioni impatriati per lavoratori autonomi
Secondo i dati in nostro possesso ed analizzando le percentuali del fenomeno del rientro dei cervelli in base ai continenti, emergono chiaramente alcune tendenze significative.
L’Europa spicca come il continente preminente, con un 83% della quota complessiva di professionisti altamente qualificati che scelgono di fare ritorno alle proprie radici. Questo dato sottolinea l’attrattiva e le opportunità presenti nei paesi europei per coloro che hanno maturato esperienze all’estero.
Questo è anche influenzato dal fatto fatto che l’Europa continua a essere la principale area di destinazione delle emigrazioni dei cittadini italiani (83% degli espatri) anche se è l’area che ha risentito maggiormente del calo degli espatri nel 2021
Segue l’Asia, con una quota del 8%, confermando la crescente rilevanza di nazioni asiatiche come destinazioni ambite per il rientro di talenti.
L’America, che include sia il Nord che il Sud, rappresenta il 7% complessivo, evidenziando un contributo meno significativo rispetto ad altri continenti, ma comunque un ruolo considerevole.
Inoltre, la percentuale dell’Oceania e dell’Africa si attesta rispettivamente al 1%, riflettendo una minore influenza di questi continenti nel fenomeno del rientro dei cervelli.
In sintesi, l’Europa emerge come il polo principale di attrazione per il ritorno di professionisti altamente qualificati, seguita dall’Asia e dall’America, mentre gli altri continenti contribuiscono in misura minore a questa tendenza globale.
Fonti: dati interni + ISTAT
Sulla base dei numeri in possesso di Moving2Italy abbiamo deciso di approfondire anche quali sono le nazioni da cui si verifica maggiormente il fenomeno del rientro dei cervelli, qui di seguito le 10 principali nazioni.
La lista riflette la distribuzione percentuale dei rientri in Italia dai rispettivi paesi di provenienza. Si nota chiaramente la predominanza delle nazioni europee nella lista, con il Regno Unito, la Germania, i Paesi Bassi e la Spagna in cima alla classifica.
Gli Stati Uniti rappresentano la principale nazione al di fuori dell’Europa nella lista delle 10.
È interessante notare come i rimpatri in Italia provengano principalmente da paesi che, in passato, sono stati mete di emigrazione italiana.
La geografia dei rimpatri, in confronto a quella delle immigrazioni dei cittadini stranieri, presenta leggere variazioni: i primi scelgono prevalentemente le regioni del Centro-sud (51% del totale), mentre gli stranieri immigrati preferiscono le regioni del Nord nel 54% dei casi.
Analizzando l’età al momento dell’iscrizione anagrafica dall’estero, emerge che i rimpatriati hanno in media circa 35 anni, mentre gli stranieri immigrati sono più giovani di quattro anni.
Fonti: dati interni + ISTAT
Il fenomeno del rientro in Italia coinvolge una varietà di professionisti altamente qualificati, come evidenziato dai dati forniti.
Analizziamo le diverse categorie di lavoratori che scelgono di fare ritorno, evidenziando le loro qualifiche e la distribuzione geografica delle residenze:
Docenti e Ricercatori (8%): Un segmento significativo di coloro che rientrano in Italia è composto da docenti e ricercatori, rappresentando l’8% del totale.
Questa categoria di professionisti apporta una ricca varietà di conoscenze e competenze nel panorama accademico e scientifico italiano. Il loro ritorno può contribuire alla crescita delle istituzioni di ricerca e delle università, sostenendo lo sviluppo di settori chiave della conoscenza.
Ricordiamo che la nuova normativa per Impatriati del 2024 non ha modificato le condizioni relative al rientro per questa categoria di lavoratori
Persone che trasferiscono la residenza nel Sud Italia (22%): Un considerevole 22% decide di stabilire la propria residenza nel Sud Italia.
Questo fenomeno può essere un indicatore di un interesse crescente per le opportunità professionali e di vita nelle regioni meridionali del paese. Il ritorno di cittadini altamente qualificati potrebbe stimolare lo sviluppo economico e culturale delle comunità del Sud.
Ricordiamo che all’interno della normativa valida fino al 2023 erano previste delle agevolazioni maggiorate per chi trasferiva la residenza in alcune regioni del sud.
Persone che trasferiscono la residenza nel resto d’Italia (70%): La stragrande maggioranza, pari al 70%, preferisce trasferire la residenza nel resto d’Italia.
Questo dato riporta visiva l’attrattiva predominante per le opportunità lavorative e di vita nelle regioni del Centro e del Nord del nostro paese.
Complessivamente, il fenomeno del rientro in Italia coinvolge una vasta gamma di professionisti, dai docenti e ricercatori che contribuiscono all’eccellenza accademica, alle persone che decidono di stabilire la residenza nel Sud e nel resto d’Italia, portando con sé competenze che potrebbero plasmare in modo significativo il futuro del paese.
La diversità di qualifiche e l’ampia distribuzione geografica dei rientranti indicano un impatto positivo su diversi settori della società italiana.
Ricordiamo inoltre che nella nuova normativa in vigore dal primo gennaio 2024, non è più prevista una maggiore agevolazione con il trasferimento della residenza in alcune regioni del sud, per un approfondimento sui nuovi requisiti per il rientro dei cervelli è possibile fare il nostro quiz gratuito.
L’esperienza di vivere all’estero arricchisce la vita di molte persone, offrendo opportunità di crescita personale e professionale. Tuttavia, è cruciale gestire attentamente il ritorno in patria, specialmente per coloro che desiderano usufruire delle agevolazioni per impatriati.
Sorprendentemente, secondo i dati, il 20% delle persone che hanno trascorso almeno 2 anni all’estero non si è mai iscritto all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero), e questo rappresenta un errore potenzialmente costoso.
L’AIRE è un registro essenziale per i cittadini italiani che vivono all’estero o fanno ritorno in Italia dopo una lunga permanenza all’estero. Non essersi iscritti all’AIRE può comportare diverse complicazioni, soprattutto in relazione alle agevolazioni per impatriati. Questa mancanza di registrazione potrebbe privare i rientranti di opportunità fiscali e agevolazioni che sono state appositamente progettate per agevolare il reintegro nella vita italiana.
Fonti: dati interni + ISTAT